Dalmazio Ambrosioni – I paesaggi ritratti di Ro Milan
“Il problema nel gioco tra realtà e allegoria consiste nella misura, nella “pazienza”, nell’attendere il
punto giusto di passaggio (di subitaneo stravolgimento) dall’una all’altra. Ro Milan vi si lancia ma
anche si trattiene sul crinale tra realtà e simbolo, là dove s’incontrano ma ancora non si concedono
completamente. In questo procedere appunto misurato ottiene però un massimo di efficacia, pur
non osando (fino a quando?) entrare nello spazio dell’astratto ma scegliendo di rimanere nel
figurativo. Le sue visioni di natura rimangono perfettamente percepibili anche se (proprio perché?)
sono trattenute, compresse, dentro una prospettiva un po’ reale e un po’ immaginaria. Il pur leggero
stravolgimento, che è una cifra fondamentale della pittura di Ro Milan, non è dato da forzature
prospettiche o da cambio di genere (da figurativo ad astratto). Nasce piuttosto dalla dislocazione
delle cose (degli elementi reali) all’interno di una prospettiva ben gestita e quindi non forzata. Basta
poco, una variazione minima per far sì che le cose cambino: sul dipinto ma ancor più dentro di noi.
Distribuiti in questo modo sulla tela o sulla carta, gli elementi reali si trasformano in “personaggi”
simbolici e/o allegorici, ossia che aggiungono dell’altro al proprio significato di partenza.”
“….questo mondo sospeso tra realtà e mistero, che conosciamo e non conosciamo, nella pittura di
Ro Milan è sorretto e già in qualche modo indirizzato da due elementi di fondo.
Il primo è la prospettiva, il secondo è il colore.”
“Colori che hanno una storia, che a sua volta si intreccia con la nostra storia.”